BEACHCLUB2010®

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Perché comunque nel beach tennis puoi vincere, puoi arrivare a certi livelli, puoi essere bravo, però per arrivare ad essere il numero uno e vincere tutti i tornei che ha vinto Antomi Ramos devi essere veramente uno sportivo di alto livello.

Paolo Tronci

PAOLO TRONCI

Per il decimo compleanno del nostro BEACHCLUB2010® abbiamo pensato di cogliere l'occasione e dare la parola a quelli che sono stati al nostro fianco lungo tutta la strada - e anche prima. Abbiamo parlato con giocatori, organizzatori e commentatori che ci hanno raccontato la loro storia del beach tennis.

Paolo Tronci, 55, non è un giocatore di beach tennis come tutti gli altri. Paolo Tronci, il vecchio, è un giocatore speciale - com'è anche una persona speciale. Perciò da questa intervista ne è uscita fuori una speciale, una talmente approfondita, che aveva bisogno di più parti. Un’intervista fatta con videochiamata che meritava essere pubblicata in originale. Invece l'abbiamo riportata per iscritto sul nostro sito. Paolo Tronci, da giovane un grande tennista, è entrato nel mondo del beach tennis nel lontano 2006, nei tempi in cui la coppia Matteo Marighella e Alex Mingozzi dominava ancora questo sport e l'ITF doveva ancora prenderlo in mano. Paolo Tronci in tutto il mondo del beach tennis non è conosciuto solamente per il suo gioco spettacolare, ma soprattutto per il suo comportamento da sportivo fuori dal campo. In tutti questi anni Paolo e la sua splendida famiglia sono diventati cari amici del nostro BEACHCLUB2010®, seguendoci nei vari tornei per la Germania. La gita di Paolo sulle spiagge della sua Sardegna, ma anche su quelle di tutto il mondo, continuerà - e noi lo seguiremo.

Con noi ha parlato dell'inizio della sua carriera, il segreto del suo gioco ed i viaggi più belli nel mondo del beach tennis.

LA PERSONA

  • 25 gennaio 1965
  • Cagliari/Italia
  • Cagliari/Italia
  • Giocatore
  • 55 anni

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Si dice che oltre a Chiara e Federico hai un altro figlio, o almeno uno che consideri come figlio. Nel 2018 ha vinto i mondiali, l’anno scorso il titolo ai World Beach Games. Sei stato un bravo padre e coach?

Devo dire la verità: Si, Antomi Ramos è una persona totalmente inserita nella mia famiglia. Però ovviamente no, non mi sento suo padre. Soprattutto perché Antomi ha due genitori meravigliosi che conosco personalmente. La mamma e il papà sono due persone diverse tra di loro ma sicuramente hanno contribuito a rinforzare il carattere di questo ragazzo. Lo credo veramente, anche perché conosco la storia di questa famiglia. Per cui non mi sento suo padre, però mi sento sicuramente una persona di riferimento per lui, una persona con cui ci siamo talmente trovati insieme in tante situazioni e che io ho seguito di fatto già da quando lui era ragazzino, tante volte ha avuto la pazienza di ascoltarmi, sia dal punto di vista della sua vita che in quello dello sport. Credo di essere anche per lui un riferimento come lui lo è per me. Non è un figlio ma è una persona veramente della mia famiglia attaccatissima. Penso che sappia quanto io e la mia famiglia teniamo a lui. Per quanto riguarda il coach, io non sono mai stato ufficialmente il suo coach. Si è creato però questo rapporto bellissimo perché quando ci allenavamo mischiavamo un po’ le cose, non eravamo proprio dei beach tennisti, ci piaceva provare tutte le variazioni di colpi che venivano un po’ dal tennis, un po’ dal padel. Quindi ci siamo trovati anche in sintonia.

Ricordiamoci che siamo venuti sempre in ritardo nel beach tennis. Io dalla Sardegna, lui dalle isole canarie. C’erano in quei momenti dei fenomeni, non si riusciva a giocare, poi lui era anche molto piccolo. Però quello che posso dire è che lui sicuramente in questi anni, in cui poi si è affermato – come io già lo sapevo – è stato il momento che lui ha deciso di giocare con Mikael Alessi, io gli ho detto guarda Anto, adesso devi trovarne uno buono da stare a destra, Alessi, uno con quale poteva fare dei grandi risultati. E forse anche un po’ a sorpresa, perché subito era arrivato il successo, il primo anno che ha giocato con Alessi ha vinto il titolo mondiale. Dunque questo è un ragazzo, un talento incredibile con delle insicurezze dentro che però negli anni ha saputo migliorare in una maniera incredibile. E io dico che il suo carattere lui se lo è veramente formato grazie alla famiglia. Perché la vita che ha fatto in famiglia gli ha insegnato a sapersi guadagnare le cose, a dover soffrire per averle. La tipologia di vita che ha fatto interno nella famiglia gli ha fatto capire che cosa vuol dire conquistarsi le cose nella vita: poterle avere e poterle perdere e poterle riavere. Questo processo di sofferenza è stata la chiave per farlo diventare un giocatore con quella volontà incredibile di vincere. Perché comunque nel beach tennis puoi vincere, puoi arrivare a certi livelli, puoi essere bravo, però per arrivare ad essere il numero uno e vincere tutti i tornei che ha vinto devi essere veramente uno sportivo di alto livello.

  • Paolo Tronci
    Intervista 2020
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    ITF WC 2014, Cervia, con Antomi Ramos
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    ITF WC 2015, Cervia, con Antomi Ramos

Com’è iniziata quest’avventura con Antomi Ramos?

L’avventura con Antomi è iniziata in un modo veramente simpatico. Mi ricordo che andai a fare questo torneo alle Canarie con il grandissimo Andrea Penza "El Cummenda". Io avevo iniziato a giocare a beach tennis da pochissimo. Giocammo questo torneo e Antomi era passato un po’ dal tennis al padel a giocare a beach tennis, forse aveva 15 anni in quel momento, molto appassionato. Si iscrisse al torneo con uno dei giocatori più forti del mondo in quel periodo. Dopo Mingozzi, Marighella e Gambi forse in quel momento li c’era Matteo Catalano, un giocatore fortissimo, fisico impressionante di Ravenna. Io e Penza giocavamo un beach tennis tennistico, facemmo questa partita in finale contro questo Catalano, che era un mostro sacro nel beach tennis e Antomi, che comunque già giocava bene, era talentuoso, un ragazzino rapidissimo. Usci fuori questa partita indimenticabile che finiva tipo 3:6, 7:6, 7:6, nella quale io e Penza addirittura avevamo eliminato 4 o 5 match point e poi alla fine vincemmo la partita. Mi ricordo questo ragazzino che finiva la partita in lacrime, perché giustamente ci teneva a vincere. Dopo la premiazione mi sentii toccare la schiena, venne la mamma di Antomi a parlarmi, si presentò, io non la conoscevo dissi, neanche. Le dissi senta mi dispiace, ho visto suo figlio, è molto bravo, mi dispiace quasi di aver vinto. Io avevo almeno già 45 anni quindi ovvio volevo vincere però avevo già questi sentimenti che poi mi dispiaceva quasi. Lei mi chiese se avevo la possibilità un giorno di giocare con suo figlio, mi farebbe molto piacere. Allora gli risposi, che se avessimo avuto l’occasione lo avremmo fatto.

Quindi arrivó il giorno in cui c’era questo torneo a Barcellona – non c’erano ancora i tornei organizzati della ITF – un evento in Catalogna dove c’era di mezzo il beach tennis della Catalogna con la IFBT, un evento dove partecipavano centinaia di giocatori. E quindi capitò appunto di incontrarci, non mi ricordo più se fui io a chiamare Antomi oppure mi chiamarono i genitori appunto per dirmi che erano disponibili a mandare Antomi a Barcellona, io credo che non avesse ancora neanche 16 anni. Io confermai. Ci trovammo a Barcellona, torneo incredibile, si giocava con la formula vincenti/perdenti, entriamo in campo contro una coppia di Italiani, si giocavano delle partite a 7 al primo turno – perdemmo 7-2, se non mi sbaglio, da Cinosi e Babini. Gli avversari erano molto bravi. Devo dire che io a partire dal torneo delle Canarie a questo torneo a Barcellona avevo avuto dei miglioramenti incredibili nel beach tennis, avevo fatto dei risultati veramente molto importanti. Per cui questa sconfitta ci gettò veramente nella disperazione. Fu veramente uno smacco e da lì iniziai anche a capire – anzi ci ho messo più tempo – che questo sport non è che uno sa giocare bene di colpo entri in campo e riesci a giocare – non è così. Il beach tennis è una cosa incredibile. Alle volte se non hai un’affinità, se non hai provato a giocare proprio non riesci a fare niente. Comunque, cosa è successo: Andiamo a giocare nel girone dei perdenti, partita a 6, contro due spagnoli, che fra l’altro Antomi li conosceva perché erano dell’Isola di Mallorca. Andammo a giocare, Antomi era nervosissimo, mi ricordo che veramente tremava in campo, perché la partita era veramente appesa ad un filo. Ad un certo punto arriviamo 5-4 per loro, battevo io, ed io andai 0-40, quindi 4 match point. Io andai da Antomi per rincuorarlo, per dirgli dai, proviamo. Proprio quando sono andato a parlargli ho visto che piangeva. Gli ho detto dai, faccio 4 ace, stai tranquillo. Io, si giocava ancora con le palline più dure, feci veramente 4 ace e vincemmo la partita 7-5. Da quella partita li noi vincemmo tipo 5 partite di seguito, battendo anche quelli che ci avevano battuti al primo turno. E arrivammo a giocare la finale contro Omiccioli ed il suo socio che ora non mi ricordo, perdemmo per 9-7, ma vi assicuro, perdemmo la partita perché io ad un certo momento calai, perché comunque ragazzi, io già all’ora avevo 46 anni. Avevamo giocato in una giornata penso almeno otto partite. Questo ragazzo veramente una volta sbloccato aveva incominciato a giocare in una maniera sempre meglio, sempre meglio, comunque fu una bella soddisfazione. Però da quel momento noi non continuammo a giocare, anche perché comunque lui non poteva viaggiare spesso, io in Sardegna non stavo giocando ancora tantissimo.

Quindi ci perdemmo un po’ di vista. E che cosa successe? Ecco questo era il momento in cui noi abbiamo deciso di prendere questa strada insieme. Io andai a giocare un torneo in Giappone con Luca Cramarossa, un torneo fra l’altro difficilissimo, perché c’era un vento fortissimo, una cosa pazzesca. Al limite del possibile. Mi ricordo in semifinale vinsi una bellissima partita contro Andrea Penza e Michele Folegatti credo. Arrivai in finale e mi ritrovai di fronte Antomi Ramos con William Forcellini. In quel momento Forcellini è stato uno dei giocatori più forti al mondo. Mi ricordo che quella partita era persa, era persa perché perdemmo il primo set dopo che nel secondo set eravamo quasi sempre sotto, toccava a battere a Forcellini in un momento determinato sul campo buono dove non aveva mai perso il servizio. Strappammo il servizio, vincemmo il secondo set al tiebreak e dopo di che di nuovo vinsi dinuovo al terzo set con Ramos come era successo già il primo anno. Fu proprio in quel torneo che io a fine torneo lo avvicinai e gli dissi: mamma mia quanto sei forte, come giochi bene. Forse anche mi dispiaceva questo fatto che ogni volta che ci iinontravamo lo battevo in quel modo, ci feci due chiacchiere e gli proposi appunto di provare a fare un certo numero di tornei insieme. Lui accettò e da qui forse abbiamo giocato più di 60 tornei insieme in giro per il mondo.

In tutti questi anni nel mondo del beach tennis hai avuto tantissimi soci diversi. Raccontaci le loro storie.

Se dovessi rispondere a questa domanda ci vorrebbero ore e ore e ore. Non finirei mai di raccontare. Ovviamente avendo giocato a beach tennis già da dodici anni con una media di anche 25 tornei all’anno, parliamo di 250 viaggi e di 300 tornei, sarebbe una cosa impossibile. Io cosa posso fare è ricostruire un po’ e citare quelli che secondo me sono entrati sicuramente nell’importanza, importanti per me, che comunque non posso dimenticare. Il primo sicuramente che devo citare è Massimo Mattei di Ravenna. Perché veramente si è impegnato con me. Mi ha aiutato a cercare di recuperare quella differenza enorme che comunque non ho mai colmato totalmente, perché non sono mai stato numero uno. Con il beach tennis che in quel momento era a Ravenna, che c’erano decine e decine di giocatori fortissimi. Grazie a lui avevo cominciato a capire determinate cose. Lui si era messo anche a disposizione giocando con me delle partite, dei tornei. Andammo a giocare ad Aruba il primo torneo internazionale. Facemmo delle gare a Lugano. E lì chiaramente mi ha dato tanta fiducia, mi ha insegnato, mi ha fatto capire tante cose. Quindi Massimo Mattei non posso assolutamente non metterlo come il primo da ricordare.

Dopo di lui c’è stato sicuramente Andrea Penza. Una persona che io ho visto giocare a Praga in un torneo. Aveva una racchetta che faceva un rumore incredibile, però vedevo che faceva veramente tecnicamente – mi assomigliava anche molto – tennista sicuramente. Infatti, la mattina dopo lo fermai a colazione e gli dissi: Tu veramente giochi bene, hai tanta tecnica, senti la palla, fisicamente sei a posto, più che altro quella racchetta che hai mi sembra veramente un disastro. Mi fa: Mi dai il tuo numero di telefono che magari se capita ti chiamo. Poi il fatto di come abbiamo iniziato a giocare dopo questo numero dato a questa colazione a Praga è incredibile. Meriterebbe un capitolo di un libro.

Quindi dopo Penza con cui ho fatto dei tornei e sono arrivato veramente al limite di battere le coppie più forti del mondo, perché già in Brasile a Florianopolis vincevamo 7-2 contro Alessandro Calbucci e Niccolò Strano che poi vinsero il torneo, il primo torneo G1 che fecero fuori dall’Italia. Eravamo ad un passo, si giocava ai 9 punti. Ma poi tante altre volte abbiamo battuto coppie importantissime tipo Nikita Burmakin/Sergej Kuptsov. Siamo arrivati tante volte a lottare alla pari con Matteo Marighella nell’anno in cui vinse il titolo mondiale. Insomma, con Andrea Penza diciamo che siamo arrivati vicinissimo a quel livello. Soprattutto ho vissuto con lui veramente il beach tennis bellissimo, spensierato. Eravamo due sconosciuti a tutti che comunque ci attaccavamo alle partite, non mollavamo mai. Eravamo diventati una coppia scomoda da incontrare e ci siamo tolti tantissime soddisfazioni giocando in un modo diverso degli altri. Molto più tecnico. Poi soprattutto ci divertivamo in campo. Facevamo delle cose incredibili. Ci urlavamo, ci incitavamo, ci urlavamo Capra, se sbagliavamo dei punti anziché incacchiarmi lo guardavo in faccia e gli facevo tut … tut … Era una comica, eravamo completamente fuori da come si comportavano tutti gli altri che erano tutti stressati da questo sport, erano tutti di un pezzo. Non c’era quasi nessuno che rideva. Andrea è indimenticabile con tutto quello che abbiamo fatto. Solo per raccontare tutto quello che è successo con lui dovrei stare giorni a raccontare.

Quindi continuando dopo Andrea Penza devo citare sicuramente Alan Maldini. Alan è quello che veramente mi ha fatto capire che il beach tennis è uno sport dove avendo un top player a fianco – dico di più se era mancino – avevo la possibilità veramente di competere ai massimi livelli. Non l’ho solo capito ma posso dire di averlo potuto mettere e anche attuarlo perché mi sono preso delle belle soddisfazioni. Con lui ho giocato pochissimo, questo mi è dispiaciuto tanto, perché secondo me avrei potuto fare tantissimo con lui se avessimo continuato a giocare. Però ho potuto prendere le soddisfazioni di battere Alessandro Calbucci quando era il numero uno del mondo. Poi dire che ho perso 7-5 al terzo una partita contro Marco Garavini a Paolo Tazzari, una partita che era stravinta. Mi ricordo che Tazzari aveva preso le palline e le aveva buttate fuori dal campo. Siamo arrivati li proprio a vincere e a competere con Garavini/Tazzari. Quando li abbiamo affrontati, magari la prima sfida è stata con Matteo Marighella ed Alex Mingozzi che ci hanno battuti in Giappone in finale. Però dopo siamo riusciti a salire io ed Alan. Siamo arrivati a fare questi risultati bellissimi. Ho fatto pochissimi tornei con lui ma non posso non citarlo perché è da quel momento che ho avuto la consapevolezza che giocando con un giocatore di livello altissimo potevo anch’io togliermi le soddisfazioni.

Dopo Alan Maldini passiamo alla persona che devo menzionare a seguire è sicuramente Luca Cramarossa, perché anche Luca Cramarossa con cui ho fatto un bel po’ di tornei, ne ho anche vinti diversi, anche importanti. Grazie a lui, come dicevo, come abbiamo capito con Alan Maldini, con un top player potevo vincere tornei G1. Questo è un giocatore incredibile, nel senso che dal punto di vista tecnico e dal punto di vista atletico non ci sia nessuno che lo possa sovrastare. Ho vinto con lui delle partite dove veramente lui mi ha preso in mano con la sua personalità e con la sua voglia di vincere. Non dimentichiamo che io, quando ho cominciato a giocare con lui non avevo più 45 anni di etá. Significava che andare alla fine dei tornei è un conto giocare bene, ma per me per vincere un torneo era ancora più difficile. Avere un giocatore così mi ha consentito di cogliere questi risultati. Ovviamente non posso dire che Luca Cramarossa è stato il mio compagno, lo ringrazierò sempre per aver giocato con me in tutte quelle occasioni che ha potuto perché giustamente lui ha sempre avuto dei soci fortissimi.

Mentre invece il prossimo compagno sarà proprio quello con quale ho fatto maggiori tornei e maggiori anche soddisfazioni, perché alle volte le soddisfazioni e le vittorie sono anche quelle di intraprendere un percorso almeno per uno come me che ha iniziato così tardi. Quello di intraprendere un percorso di vedere dei miglioramenti sia miei che del mio compagno. Adesso sto parlando di Ramos, sono delle soddisfazioni impagabili.

E quindi dopo Luca Cramarossa parliamo di Antomi Ramos. Con lui ho fatto decini e decini di tornei. Con lui vedevo delle grandissime possibilità, come ho accennato prima. Ho detto dai, organizziamo qualcosa insieme, vediamo di trovare uno sponsor, proviamo ad andare aveanti per un po’. C’è stata questa crescita di questo giocatore impressionante. E anche lì siamo dovuti partire da zero. Io abitavo in Sardegna, lui abitava alle Canarie. Magari ci incontravamo in un posto e andavamo a giocare. Una volta mi ricordo proprio all’inizio andavamo a giocare in Thailandia. Lui arrivò in condizioni veramente negative, addirittura rischiamo al primo turno contro una coppia di giapponesi che comunque non erano neanche di altissimo livello. Poi perdemmo una partita contro una coppia dove eravamo nettamente favoriti 7-6 al terzo. Immagina lo sconforto – non tanto mio, anche mio, però di Antomi che era disperato. Andammo a giocare il torneo dopo. Lo stesso, dal primo turno, ad un certo punto stavamo perdendo, tipo 6-3, 4-2, batteva Antomi, 0-30. La partita era finita contro Nicolas Darnal e Gerard Rodriguez. Ad un certo punto io mi girai da lui. Gli dissi anche in una maniera un po’ rude: Dai, non è possibile, non possiamo fare così. Me la sono proprio anche un po’ presa con lui. Io vidi la sua faccia che però non era più la sua faccia di quel ragazzino di Barcellona che tremava quando gli dicevo le cose infaccia. Mi ha risposto: Guarda, adesso lasciami giocare, non dirmi più niente, ho capito che devo cambiare qualcosa. Da lì, incredibile, ha iniziato a giocare come sapeva giocare, recuperammo questa partita, non solo dal primo turno, ma arrivammo a giocare la finale contro Alessandro Calbucci e Michele Cappelletti, dove perdemmo, però da lì si era visto che eravamo in grado di fare qualsiasi risultato. Ho raccontato questo episodio perché secondo me prende un po’ tanto del suo carattere che del mio carattere. Eravamo due che non volevano mai mollare, abbiamo sempre cercato di andare oltre di capire quello che potevamo fare. Lui con me devo dire essendo 47, 48, 49 anni, ha dovuto andare al limite, nel senso di muoversi tantissimo, rischiare nei colpi fino al limite. Ed io credo che sia anche per questo che lui proprio ha preso la massima consapevolezza e fiducia nei suoi mezzi ed in quello che si poteva fare nel beach tennis. Perché ancora io lo repito uno dei giocatori che è in grado veramente di essere più sorprendente, di essere meno capito in campo per quello che ha, proprio perché ha la facilità e l’estrosità di tentare di andare ogni volta al limite di quello che si può fare nel beach tennis. Con lui avrò giocato 60 tornei, potrebbero essere stati di più. Un ragazzo eccezionale, anche nel 2019 e nel 2020 è stato in grado a farmi vincere dei tornei internazionali. Abbiamo vinto tre tornei degli ultimi quattro che abbiamo fatto. Ovviamente si capisce che la persona con cui ho condiviso di più nel beach tennis e sono contentissimo di aver fatto questo, sono contentissimo che lui sia arrivato a vincere i campionati mondiali, che sia diventato il numero uno del mondo nel beach tennis, che abbia vinto la medaglia d’oro nei World Beach Games con il suo compagno spagnolo. Risultati che in piccola parte mi sento anch’io di aver contribuito in questi suoi successi che sono assolutamente meritati.

Con Ramos eravamo arrivati ad un punto dove lui era talmente pronto e superiore a me, ed io chiaramente nella mia fase calante, anche con problemi fisici che piano piano si sono manifestati, che io gli ho detto: Antomi, devi trovartene uno bravo, quando poi la scelta è caduta su Mikael Alessi ne parlammo insieme per ottenere dei risultati che poi ha ottenuto. Quindi io ho dopo sempre scelto di giocare con delle persone che comunque potevo intravedere un percorso, sia perché magari vedevo che erano appassionati, perché vedevo che avevano grandi potenzialità, sia che comunque erano delle persone con cui mi trovavo bene. Quindi adesso elencherò dei giocatori con cui ho giocato: Prima di tutto Ivan Syrov con cui abbiamo fatto un anno. È stato veramente un piacere conoscere questo ragazzo russo che parlava benissimo l’italiano. Abbiamo condiviso sicuramente io le mie esperienze ma anche lui è stato una persona che mi ha insegnato tante cose. Non abbiamo fatto dei grandissimi risultati, secondo me lui ha un potenziale immenso che però non sono magari riuscito dove pensavo di poterlo aiutare, cioè nell’essere magari più lucido nei momenti importanti della partita perché comunque dal punto di visto fisico e potenziale è eccezionale. Dopo di lui lo stesso avevo visto questo ragazzo venezuelano giocare la finale del singolare – già ci eravamo incontrati alcune volte, fra l’altro l’avevo battuto in partite epiche – Ramon Guedez – lo vedi giocare con una motivazione e con una lucidità. Nella finale singolare ad Aruba proprio contro Ramos che vinse mi lasciò talmente sconcertato in un senso positivamente dalla sua prestazione, che gli chiesi appunto se volesse provare a giocare con me. Lui accettò. E anche con lui mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Tengo presente che io quando giocavo con Ramon avevo già 53/54 anni, acciacchi con l’ernia che mi aveva proprio devastato dal punto di vista fisico. Però comunque anche con lui siamo arrivati ad un punto che abbiamo vinto dei tornei G1 insieme, quindi delle soddisfazioni bellissime. Siamo riusciti anche a battere Alex Mingozzi. Anche Ramon Guedez era poi arrivato ad un livello tale che a giocare con me, dover stare concentratissimo, non poter sbagliare mai, vincere sempre il servizio, che era arrivato anche lui ad un livello pronto per fare il salto di passare nella top ten, che comunque non ci era mai entrato. E quindi anche a lui consigliai a trovare un socio di un certo livello, così fu e Ramon è entrato costantemente nei primi dieci giocatori del mondo. Non per merito mio, ma perché realmente lo vale.

Quindi siamo arrivati al 2019, che ho visto un altro giocatore con cui mi sarei potuto trovare benissimo, un giocatore di grande talento che ha dei margini di miglioramento immensi: Maks Andersons della Lituania. Un giocatore giovanissimo con delle possibilità immense. Che cosa succede? Che praticamente io mi metto d’accordo a giocare con lui e giochiamo il primo torneo ai mondiali senza aver mai fatto un palleggio. Nei 5 tornei che abbiamo giocato, abbiamo preso 4 volte la testa di serie numero uno e una volta la testa di serie numero due al primo turno. Senza aver mai la possibilità di provare a giocare. Tra l’altro in un momento dove a me è successo di tutto tipo ai mondiali mi hanno fatto una contrattura sette giorni prima, poi mi è venuta una infiammazione ai piedi, ero quasi per essere stato ricoverato ma sono andato a giocare a San Pietroburgo con tutto il piede gonfio. E comunque ho affrontato Alessandro Calbucci e Michele Cappelletti, Alessandro Calbucci e Michele Cappelletti, Doriano Beccaccioli e Davide Benussi e Nikita Burmakin e Antomi Ramos. Praticamente con lui ho giocato queste quattro partite. E quindi purtroppo con lui non ho potuto soprattutto dimostrare se potevo essere una buona spalla per lui e quindi giustamente in questa situazione abbiamo fatto solo queste gare. Lui poi comunque ha fatto degli ottimi risultati. Io penso che lui possa essere veramente un giocatore che potrà tranquillamente arrivare nei primi dieci.

Quindi i miei compagni con i quali ho affrontato le stagioni sono finiti. Però assolutamente voglio ricavare un piccolo spazio importante ad un paio di persone. Innanzitutto, Alex Mingozzi, devo per forza citarlo, perché io ho giocato dei tornei con Alex Mingozzi e posso dire che non ho mai perso. Questa è una cosa che mi porterò nella mia carriera, lo sa anche lui, abbiamo vinto tutte le partite che abbiamo giocato. Devo dire certe, veramente, io dovrei scrivere un libro per ricordarmele, con delle battaglie incredibili, quando andavamo a vincere con dei giocatori, comunque anche se lui era un fortissimo giocatore, numero uno del mondo, giocava con me, che io ero ancora niente. Spero di poterci giocare ancora. C’è stata una partita dove per un malinteso non abbiamo potuta giocarla come avremmo potuto giocarla. Abbiamo vinto dei tornei G1 insieme, abbiamo vinto anche in Germania. Alex è stata una persona di riferimento. Perché quando ho iniziato a giocare io mi ricordo lui e Matteo Marighella erano delle persone che sicuramente andavo a vedere perché erano il riferimento del beach tennis, come lo sono comunque ora.

L’altra persona che voglio citare è anche lo stesso Matteo Marighella dove per la prima volta ho avuto occasione di giocarci nel 2019. È stata non una sorpresa ma una conferma di tutto quello che pensavo. Cioè mi sono veramente trovato a giocare con uno che ho sentito da ogni palla che abbiamo giocato insieme, maestro dei maestri, uno che non sbaglia niente di tutto quello che c’è da fare nel campo. Ancora in una condizione fisica eccellente. Un modo di comportarsi in campo unico. Un compagno che mi piacerebbe ancora poterci giocare se sarò in condizioni di farlo.

E poi non posso assolutamente non citare quello che magari sarebbe dovuto essere quest’anno il mio compagno. Perché visto il rapporto che abbiamo di amicizia: Fabrizio Avvantaggiato. È una persona per me eccezionale, nel senso che, ognuno di noi hai dei lati belli, brutti, magari nascosti, però, come sicuramente ce li ho io, Fabrizio è una persona con cui mi sono sempre trovato benissimo in tutto, nei viaggi, nelle sfide che abbiamo fatto insieme e quelle che abbiamo fatte contro. Con Fabrizio ho fatto delle belle partite, alle volte siamo arrivati vicinissimi a fare dei risultati pesantissimi. E quest’anno ci eravamo detti: Dai, proviamo a fare un bel po’ di tornei insieme così vediamo se ci togliamo qualche bella soddisfazione.

Questa è la carrellata di tutti i miei soci della parte internazionale. Vorrei citare Stefano Marini e mio fratello Stefano Tronci con cui ho fatto delle gare internazionali. Con Stefano Marini avevo proprio vinto anche un torneo da voi in Germania. Diciamo che è una creazione di mio fratello, era proprio il compagno di mio fratello. Stefano era un grandissimo professionista, un medico chirurgo interntista, purtroppo non ha potuto dedicare il tempo perché per i mezzi fisici e tecnici che aveva era veramente una persona che avrebbe potuto arrivare nel top ten del beach tennis. Assolutamente. Giustamente ha scelto la carriera e sta facendo una carriera eccezionale. Lo stesso mio fratello Lucio, ho condiviso con lui delle gare, anche la sofferenza e la difficoltà di giocare in campo con un fratello ha sempre delle sensazioni, ma comunque è un grandissimo agonista, una persona che sa preparare molto bene le partite, anche con lui mi sono sempre trovato molto bene.

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Sei riuscito a dare molto al beach tennis, con il tuo modo dentro e fuori dal campo. Il beach tennis invece cosa ha dato a te?

Per quanto riguarda quello che ho dato al beach tennis posso dire che io nel beach tennis sono sempre stato assolutamente me stesso. Con i miei pregi e i miei difetti. Forse sono di più i difetti. L’ho affrontato in una età adulta, per cui ho sempre detto, che quello che pensavo dovevo dirlo. Come mi sentivo dovevo fare. Sono entrato in un mondo che mi ha insegnato tanto. Io venivo dal tennis, uno sport molto serio, molto preciso. Nel beach tennis ho trovato un ambiente completamente diverso da quello che era nello stile e da quello che io pensavo fosse l’unico stile nello sport. Devo accettare che negli altri sport ci sia questo modo di comportarsi, c’è questa scelta dei soci che non sai mai se uno rischia e poi non ti vuole più, ma non te lo dice in faccia. Da noi nel tennis queste cose non esistevano. Diciamo che mi ha allargato l’orizzonte, mi ha fatto capire, mi ci ha fatto saper convivere. Ho dovuto anche essere sempre me stesso però anche io ho dovuto tenere le mie precisioni quando ho dovuto magari fare determinate scelte o meno. Quindi ci sono di sicuro persone a cui sto sulle palle e poi invece ci sono delle persone che mi hanno preso per quello che sono, mi apprezzano, mi stanno vicino, me lo dimostrano tutti i giorni con la loro amicizia. Vorrei parlare proprio di Max che è una persona che io ho sempre apprezzato per il suo stile, per il suo modo di essere, di essere con la sua filosofia tenuta avanti dalla A alla Z, senza dover cambiare per dover essere più simpatico a quello o più simpatico all’altro. Io mi trovo bene con persone così. Perché comunque hanno una linea e non è che cambiano per imbonirsi o per essere gentili con gli altri. Ne ho tanti di amici ma sono perfettamente consapevole di stare antipatico anche a tante persone. Però mi va benissimo così. Il beach tennis quindi a me in questa fase della mia vita mi ha dato tanto perché comunque sono uno che lavora tantissimo, ho tanti impegni e quindi il fatto di poter evadere, ogni tanto andare fuori distrarmi mi è servito tantissimo come equilibrio e soprattutto anche il fatto di essere in contatto con persone anche più giovani di me mi ha infiacchito tantissimo, ma mi tiene aggiornato su com’è la vita dei giovani che comunque spero che tutto questo mi serva anche per la mia famiglia.

Maximilian Hamm, Maggio/Giugno 2020